
La poesia è sangue, è il dito nella piaga, quel taglio sul palato che continui a stuzzicare, quella crosta che solletichi, quel dente che lasci penzolare succhiando via l’amaro; lascia scherzi nella carne, lividi e bruciature, e quando componi la ferita rimonti a quel dolore, con gusto, premendo ancora, e ancora sull’origine, di tutto il tuo buio –mai del tutto disprezzato. E infine ti ridi addosso, che inverno e primavera.