Lilac

È l’umido sapore del tuo lilla che mi porta in questa stanza, fra le tende di lino ed i cuscini orlati. Davanti allo specchio dell’armadio grande.

La stanza delle ombre cinesi,
dove le nostre passate vita si incrociavano in un vicolo di perdute glorie e tu mi prendevi senza una premessa, alzavi la mia gonna fino a metà coscia e cercavi qual sapore di vapore e miele con le dita, e mi guardavi gemere affamato di parole, e cercavi una risposta dentro al mistero del mio sesso, e chiedevi
—dimmi, dimmi quale solitudine mangiasti per essere qui, adesso, tra le mia sante mani?

Lilla sei nel desidero,
aperta mille volte al mio ventoso imperio.

Profumo sei,
di stanze vuote e ardore.