L’irrequietezza del mattino presto,
quando la volontà è un nugolo di pallide manie
e la tua assenza è infissa e spinge.
La morbidezza della prima luce
che scala carne e labbra schiuse
e la tua assenza cieca canta.
Lo scherzo del silenzio
che infligge fuoco e gelo
e la tua assenza è immensa e benedetta.
E poi il mio canto, che esce da due dita e da un notturno stanco.
Quando l’unico dolore che mi resta è quello di non fare più
alcuna differenza.